PARCOSCENICO: VOCI SUONI E COLORI DEL PARCO DEL CILENTO IN OCCASIONE DEL FESTIVAL DELLA NATURA. LETARGO INVECE AI LATTAR
Parcoscenico: l'angolo di Liuccio
Si apre il 18 di questo mese il Festival della Natura. E'
promosso da un gruppo di comuni cilentani con Stio capofila. E proprio a
Stio prendono il via le manifestazioni del prossimo weekend che
prevedono canti popolari, assaggi di specialità del territorio e mostre
dell'artigianato tipico cilentano. Domenica, con inizio alle 19,30, è
previsto un concerto di Katia Ricciarelli. Un vero e proprio evento per
le zone interne del Cilento. Meritano un plauso Paola De Roberto e Maria
Rosaria Trama che ne sono le organizzatrici. L'evento recupera ed
esalta il grande patrimonio ambientale del Parco Nazionale, a cui fa
riferimento il pezzo che scrissi qualche tempo fa ma che è sempre
attuale e per questo lo ripropongo.
Il Cilento è uno straordinario palcoscenico, dove da millenni uomo e
natura, geografia e storia danno spettacolo prismatico di voci e suoni,
colori e profumi nell'alternarsi cangiante delle stagioni. Basta
accendere le luci della ribalta e la recita parte da sola: bella, ricca,
varia, coinvolgente, entusiasmante. E sì, perchè i boschi dei monti con
le sterminate faggete delle alture, i lecceti di media montagna, i
castagneti delle falde a ridosso e a corona dei paesi accendono i
riflettori del sole che filtra a lamine d'oro tra il fitto fogliame e
rifrange luce su frutti e fiori del sottobosco e, se sbrigliati dalla
brezza o squassati dalle raffiche impetuose di venti di tempesta, a
seconda delle stagioni, fremono di vita e danno voce al fluire dei
secoli: E narrano storie di legnaioli e carbonai alle prese con il pane
stento in tutte le stagioni, di briganti al riparo dei covi a continua
minaccia di giustizia sommaria, protettivi e generosi con i deboli,
spietati con i potenti e gli arroganti, di pastori a guardia di armenti
alla pastura brada di giorno e all'addiaccio gelido a custodia di stazzi
di notte con la sola compagnia dell'alito caldo del cane amico e con la
incerta coperta del tabarro di panno ruvido, di migrazioni bibliche
lungo i tratturi della transumanza verso i pascoli della pianura ad
animare poveri commerci di cagliati, lana di fresca tosatura e capretti
ed agnelli belanti al sacrificio annunziato, ad illudersi al fiorire di
nuovi amori; di artigiani alle prese con il miracolo di trasformare
tronchi in botti e tini, rami in sporte, cesti e panieri e,
all'occorrenza, in cucchiai da cogliere tome e ricotte fumanti di siero;
di recenti escursionisti appassionati di trekking alla scoperta di
paesaggi da brividi di piacere su cocuzzoli a volo d'abisso, a fremere
di emozioni profonde alla visione di pianori di lavanda in fiore o di
tappeti rosa/viola di ciclamini a festonare fossati umidicci o al riso
odoroso delle fragoline a pigmentare di sangue le verdi barriere delle
felci o alla mite vanità dei funghi che s'incappellano alle radici della
macchia o delle castagne pigmentate, pulcini lustri a fuga dalla cova
del riccio a spine d'oro un pò brunito. E sono concerti i canti della
fauna che piroetta a slarghi azzurri d'infinito ed ha la maestà
dell'aquila reale e del falco pellegrino o pigola alle nidiate dei
passeracei o ulula con la fame del lupo a falcate soffici sulle nevi
d'inverno e si muove con i passi felpati della volpe a caccia di pollai e
grumisce con i cinghiali a devastazione di coltivi, ma incanta anche
con la coda di champagne degli scoiattoli o incuriosisce nel letargo
pacioso dei ghiri.
Ed è musica il corso di fiumi e torrenti che caracollano a
valle,s'inabissano e riemergono nei brevi tragitti carsici o si caricano
di sali nelle grave e nelle grotte nel ventre nero della terra per
esplodere con la gloria della luce nei capricci delle risorgive a
cesellare stupende sculture di stalattiti e stalagmiti a materializzare
cupole di chiese o minareti di moschee, scintillano in effimeri coralli
d'argento a rompere e superare con fragore barriere di pietre levigate
nei secoli e la musica rotola e si frantuma sotto ponti umbratili o in
pozze lacustri regno di eserciti di trote sguscianti a gara d'arditezza
vanesia nei colori cangianti o di lontre a timida fuoriuscita dalla tana
lipposa.
Oh, la bellezza sconosciuta della mia terra! Oh, la forza travolgente
delle emozioni di una natura immacolata nella sua verginità! Oh, la
ricchezza da immettere con intelligenza nei circuiti del ricco mercato
dell'ecoturismo se solo si avesse la sensibilità di attivare una
promozione tesa ad esaltare flora e fauna di un territorio che espone
con generosità e naturale disinvoltura i suoi tesori!
E non sono i soli, perchè sul territorio del Parco è vissuto e vive
l'uomo,che, con fertile inventiva azionata dal bisogno,ha vangato,
sarchiato, piantato, potato una flora per dare vita ad una agricoltura
di sussistenza contando non sulla meccanizzazione, che ha toccato da
pochi decenni e solo in parte il mondo dei nostri campi, ma sugli
animali da soma, il nobile cavallo, il mulo testardo, l'asino paziente o
sui buoi adusi al giogo dell'aratura e al triglio della pisatura.
Straordinarie pagine della povera epopea della civiltà contadina!!!
Ma dicevo della necessità di immettere tutto questo mondo ricco di
emozioni e straordinario di sorprese nel circuito virtuoso dei mercati.
Sarebbe compito primario del Parco, se si liberasse dalle asfittiche
pastoie della burocrazia e dalle defaticanti trattative della brutta
politica, e sbrigliasse la fantasia a costruire progetti a mettere in
cantiere iniziative con le scuole per percorsi didattici capaci di
stimolare i nostri ragazzi ad ascoltare le voci degli alberi e degli
animali, con i contadini per rimettere in circolo vecchie colture
diversamente destinate alla estinzione, con gli artigiani per esaltare
quel che resta del miracolo della creatività delle mani. Il Parco è una
miniera dove attingere a piene mani. Il Parco ha voci e suoni. Basta
saperne cogliere le emozioni per chi lo abita e per chi lo visita e lo
scopre e ne rimane affascinato e ci torna. Il Parco ha colori, profumi e
sapori capaci di stimolare tutti e cinque i sensi. Basta accendere una
telecamera ed uno spettacolo straordinario e coinvolgente va in video e
in rete con effetti straordinari di ritorno di immagine e di fruizione.
Nella pur giovane storia del Parco ce n'è traccia esaltante e feconda.
Basta impegnare qualche ora e rivedere una o più registrazioni della
fortunata trasmissione de "Il Parco delle meraviglie"A questo mira
IL
FESTIVAL DELLA NATURA, che va salutato con soddisfazione. Ma proprio
per questo ritengo che sia un autentico SCANDALO e un DELITTO AMBIENTALE consentire che su questo territorio si autorizzi una
DISCARICA o Polo Ecologico come viene burocraticamente definito, per indorare la pillola (ma la sostanza non cambia) che ne oltraggia e ferisce la
BELLEZZA.
Mentre scrivo mi giunge notizia che ci sarebbe un ripensamento e che il
progetto verrebbe ritirato .Mi auguro che la notizia corrisponda al
vero. Sarebbe un atto sensato.
P.S: Nel mentre alcuni sindaci dei paesi del zone interne del Parco
del Cilento si attivano per dare visibilità all'enorme patrimonio
ambientale del territorio e monetizzarlo in chiave turistica con visite
guidate lungo sentieri di penetrazione dal mare ai monti,
"dal corallo al faggio",
registriamo, in negativo, il quasi totale letargo della "governance"
del Parco dei Lattari con l'acquiescenza e la latitanza dei comuni che
ricadono nell'area protetta e che sono, tutti, terrazze di bellezza da
visibilio spalancate sui mari dei Miti e della Storia, da Ravello,ad
Amalfi, a Positano, ad Agerola, al Faito, che caracolla, quest'ultimo,
sulle acque di Vico Equense, Sorrento e Capri. Forse amministratori ed
imprenditori farebbero bene a pensare che non si può vivere a lungo solo
di rendita e che anche il loro Parco dei Lattari, per il quale
bisognerebbe fare una coraggiosa battaglia per trasformarlo da
"regionale" a "nazionale", è un raro patrimonio "verde/blu", fatto di
fondali marini e di pianori di montagna lungo "sentieri" che non a caso
sono chiamati "degli dei"
Giuseppe Liuccio