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lunedì 2 dicembre 2013

Il Taglio dei boschi e la riduzione della biodiversità- di Dionisia De Santis

Dionisia De Santis, esperta in erboristeria e fitoterapia, in indagini , censimenti e studi di carattere floristico,sistematico, in educazione ambientale e turismo naturalistico. Fotografa naturalista.
 
IL TAGLIO DEI BOSCHI E LA RIDUZIONE DELLA BIODIVERSITA’
di Dionisia De Santis              
Gli alberi rappresentano la forma vivente terrestre meglio riuscita. Le varie forme di boschi e di foreste costituiscono tra i più ricchi ecosistemi esistenti del Pianeta, capaci di ospitare un’ampia varietà di esseri viventi. Essi sono essenziali per il mantenimento degli equilibri e dei cicli biogeochimici del Pianeta; per compensare le cariche elettriche tra ionosfera e superficie terrestre, e anche per mantenere integro il campo magnetico del Pianeta.  
I boschi costituiti da alberi secolari si definiscono boschi vetusti. La definizione di boschi vetusti può essere applicata anche a popolamenti forestali che in passato sono stati utilizzati dall’uomo, ma che attualmente sono molto vecchi e in condizioni di buona naturalità, avendo avuto la possibilità di evolversi per decenni in assenza di intervento antropico, come ad esempio è avvenuto per alcune aree boschive presenti soprattutto nell’area interna del Cilento, alle falde del Monte Cervati. Questi boschi, oltre a conferire un notevolissimo pregio naturalistico a tutto il territorio cilentano, svolgono un ruolo ecologico fondamentale. Essi rappresentano, in termini di Biodiversità sia a livello di specie che di paesaggio, un valore inestimabile.  
Alcuni affermano che il taglio sia addirittura necessario per meglio mantenere la cura dei boschi, ma non è così. La Natura è di gran lunga più saggia del nostro operare e quindi sa bene come agire per conservare in perfette condizioni il bosco. Ed è una presunzione solo pensare di sostituirci minimamente ad essa. Ci sono diversi motivi per effettuare i tagli dei boschi, ma certamente non per mantenerli in “salute”.
Riguardo a questo vale la pena sottolineare, come regola generale, che le pratiche selvicolturali, qualora siano applicate a ecosistemi forestali naturali, comportano una riduzione della Biodiversità. Biodiversità che raggiunge il massimo livello nelle fasi di senescenza e di crollo degli alberi, quelle che i boschi sottoposti a utilizzazioni non raggiungono. Si tratta di un fatto di grande rilevanza, perché il legno di alberi morti in piedi o atterrati, permette la proliferazione di popolazioni di uccelli, licheni, insetti xilofagi (che a loro volta rappresentano il nutrimento di uccelli altrimenti destinati a scomparire), mentre l’abbondanza di necromassa (legno di alberi morti in piedi o atterrati, residui legnosi vari) rende possibile una forte presenza di decompositori (funghi e batteri). La necromassa diventa il punto di innesto di catene di detrito, che trovano scarse opportunità per proliferare nel caso di prelievi legnosi basati su turni di utilizzazione che anticipano i cicli naturali, in modo da ottenere la massima produzione legnosa. Si aggiunga che, per soddisfare le esigenze del maggior numero di organismi collegati, del legno morto non solo è necessario conservare grandi quantità, ma anche differenti tipi e dimensioni, soprattutto in modo continuo nel tempo (CHRISTENSEN et al., 2005).
La necromassa, inoltre, favorisce i processi pedogenetici (l'insieme di processi fisici, chimici e biologici che portano, nel corso del tempo, alla formazione del suolo) e il mantenimento della fertilità dei suoli. (ECOLOGIA FORESTALE, elementi di conoscenza dei sistemi forestali applicati alla selvicoltura; Marco Paci, Edagricole 2011).
Gli alberi vecchi, spesso dotati di cavità, sono habitat decisivo per il rifugio, la nutrizione e la riproduzione di molte specie faunistiche: oltre agli uccelli e agli insetti anche mammiferi (ad esempio la Martora) rettili, ecc.




mercoledì 27 novembre 2013

Finanziamento della metanizzazione nel Cilento-Tino Iannuzzi.




COMUNICATO STAMPA
27 novembre 2013 alle ore 11.34
                         

Iannuzzi (PD), Marotta (PDL), Valiante (PD): - LEGGE di STABILITÀ' : Soddisfazione per il finanziamento di 140 milioni di euro per il completamento della metanizzazione nel Cilento e nel Mezzogiorno.

  I Deputati Tino Iannuzzi (PD), Nino Marotta (PDL), Simone Valiante (PD) esprimono profonda soddisfazione per l'inserimento nella Legge di Stabilità' per il 2014, approvata stanotte dal Senato,  di un emendamento che finalmente finanzia il completamento del programma di metanizzazione nel Mezzogiorno ed, in particolare nel Cilento.                 Infatti, per consentire il completamento del programma di metanizzazione, da troppo tempo bloccato, vengono stanziati 140 milioni di euro per il periodo 2015-2021, autorizzandola la spesa di 20 milioni di euro l'anno per ciascuno degli anni 2015-2021. A tal fine è autorizzata la concessione ai comuni e ai loro consorzi di contributi in conto capitale fino ad un massimo deI 54 per cento del costo complessivo dell'investimento previsto. I contributi saranno  erogati qualora l'avanzamento dei lavori da parte dei singoli concessionari abbia  raggiunto  un'entità non inferiore al 25 per cento della spesa ammessa al finanziamento. Il CIPE  dovra' stabilire le procedure per la concessione dei contributi ed il riparto delle somme, secondo le seguenti priorità, che si riscontrano nell'area cilentana:  a) concessione ai comuni che abbiano già presentato domanda di contributo; b) proseguimento deI programma generale di metanizzazione del Mezzogiorno.
         " Abbiamo sempre seguito -ha dichiarato  Iannuzzi, Vice Presidente della Commissione Ambiente - in questi mesi la vicenda, in costante e positivo rapporto con il Ministero dello Sviluppo Economico ed, in particolare, il SottoSegretario Vicari, che su nostra iniziativa incontro' a Roma i Sindaci del Cilento nello scorso settembre, nonche' con il Ministero dell'Economia e delle Finanze e con il Relatore al Senato della Legge di Stabilità', al fine di garantire il completamento della metanizzazione, indispensabile per lo sviluppo delle attivita' economiche e produttive e per la crescita complessiva del Cilento"..
            Roma, 27 novembre 2013                          
Tino Iannuzzi

sabato 23 novembre 2013

Piaggine-taglio dei boschi: interrogazione di Sel al mInistro dell'ambiente



CAMERA DEI DEPUTATI
XVII LEGISLATURA
Allegato B
Seduta di Martedì 19 novembre 2013
ATTI DI CONTROLLO
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanze:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare, per sapere – premesso che:
i Parchi nazionali, le Riserve dello Stato e le Aree marine protette sono un importante
patrimonio per l'Italia, che rimane il Paese europeo più ricco di biodiversità con 57.468 specie
animali (8,6 per cento endemiche) 12.000 specie floristiche (13.5 per cento endemiche). Purtroppo
però molto di questo patrimonio è oggi seriamente minacciato: attualmente sono a rischio il 68 per
cento dei vertebrati terrestri, il 66 per cento degli uccelli, il 64 per cento dei mammiferi e l'88 per
cento dei pesci di acqua dolce;
il taglio dei finanziamenti alla spesa pubblica ha sino ad oggi seriamente coinvolto i Parchi
nazionali e le aree marine protette con una riduzione significativa degli investimenti per la
conservazione e valorizzazione della biodiversità;
non sono mai stati declinati gli obiettivi di conservazione della biodiversità che le singole
aree protette intendono perseguire, condizione pregiudiziale per avviare autentiche e concrete
politiche di sistema; gli impegni a livello internazionale ed europeo per la conservazione della
biodiversità richiedono uno sforzo straordinario per promuovere e sostenere adeguate politiche
nazionali per le aree naturali protette terrestri e marine, per una gestione sostenibile della fauna
selvatica e delle altre risorse naturali, per una pianificazione territoriale che privilegi le azioni di
connessione tra ecosistemi alle numerose e prevalenti attività di frammentazione;
la Convenzione internazionale sulla biodiversità (CBD) ha evidenziato il valore fondamentale
della conservazione e della razionale gestione del capitale naturale, come base essenziale delle
nostre economie, ed ha per questo impegnato i Governi ad attuare politiche proattive in difesa della
biodiversità richiamando il pieno e responsabile coinvolgimento di tutti gli attori sociali ed
economici interessati;
la CBD, ratificata nel 1994 dal Parlamento italiano, impegna il nostro Paese ad assumere tutte
le iniziative possibili per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020, elaborando strategie, piani
o programmi nazionali per garantire la conservazione e l'utilizzazione durevole della diversità
biologica ed integrarla nelle politiche settoriali o plurisettoriali pertinenti;
nell'ottobre 2010 la Conferenza Stato-regioni ha adottato la Strategia nazionale per la
biodiversità ma ancora oggi l'Italia deve assumere impegni e realizzare le azioni necessarie per
contribuire al raggiungimento degli obiettivi 2020 stabiliti dalla Strategia europea per la
conservazione della biodiversità; nel nostro Paese la gestione ed attuazione delle misure di
conservazione dei siti Natura 2000 avvengono essenzialmente attraverso atti burocratici formali
piuttosto che azioni e progetti concreti sul territorio in grado di cogliere anche le opportunità di
sviluppo economico ed occupazionale che una corretta valorizzazione del nostro patrimonio
naturale sarebbe in grado di offrire, le conseguenze di queste mancate politiche di sistema portano a
far prevalere gli interessi speculativi rispetto alla tutela dell'ambiente e della biodiversità come nel
recente caso, autorizzato dal comune di Piaggine (SA), dell'abbattimento di circa 1500 piante di
faggio, in gran parte di alto fusto, alcune di dimensioni monumentali in una delle aree forestali
meglio conservate dell'intero Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, che fa parte
della Rete «Natura 2000» ed è ricompresa nel SIC «Monte Cervati, Centaurino e Montagne di
Laurino» IT8050024;
quanto accaduto nel Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni e ad avviso degli
interroganti il risultato sintomatico dell'insipienza burocratica dimostrata dal livello amministrativo
comunale, regionale e del Parco che, unita alla necessità di far cassa da parte dei comuni, ha
consentito, attraverso una rete di interessi e complicità con le aziende forestali locali, lo
sfruttamento indiscriminato della produzione legnosa del bosco del Parco nazionale anziché
conservarne e migliorarne la biodiversità;
secondo il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in Italia ci sono
820.000 ettari di boschi e foreste preservate che assorbono ogni anno una quantità di gas serra
stimata in 145 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti;
facendo un calcolo a partire dalle indicazioni del Teeb (The economics of ecosystems and
biodiversity), solo dal punto di vista della riduzione delle emissioni a effetto serra, i boschi e le
foreste italiane valgono quasi 600 milioni di dollari, pari a 447 milioni di euro –:
se il Ministro, anche in relazione alla prossima Conferenza nazionale «La Natura dell'Italia.
Biodiversità e aree protette: la green economy per il rilancio del Paese», non ritenga che la strada
maestra della green economy sia dare finalmente valore al capitale naturale con gli straordinari
servizi che gli ecosistemi ci offrono gratuitamente, tutti i giorni, e, a tal fine, se non reputi utile
costituire uno specifico «Fondo per la Biodiversità» attraverso meccanismi collegati alla fiscalità
ordinaria dello Stato ed alla possibilità d'introdurre strumenti per il pagamento dei servizi degli
ecosistemi;
se non sia opportuno fare riferimento agli obiettivi della Strategia nazionale biodiversità nei
processi di programmazione economica nei diversi settori, con particolare riferimento alla
programmazione dei fondi europei e delle risorse nazionali destinate allo sviluppo dei territori;
se non ritenga necessario approvare al più presto adeguati provvedimenti per garantire, da
parte delle autorità competenti, una efficace valutazione degli studi d'incidenza delle opere e dei
progetti proposti nelle aree dei siti Natura 2000 o in grado di determinare possibili minacce alla
biodiversità.
(2-00306) «Pellegrino, Zan, Zaratti».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare, per sapere – premesso che:
lo scorso 9 novembre 2013, anche a seguito delle proteste e delle pubbliche denunce di
cittadini e delle associazioni ambientaliste locali, il Corpo forestale dello Stato dell'ufficio di
coordinamento di Vallo della Lucania ha posto sotto sequestro, in località Temponi e piano degli
Zingari del comune di Piaggine (SA), un'area boscata di circa 110 ettari – nella quale si stava
realizzando un taglio boschivo in carenza di autorizzazioni – ed il materiale legnoso già tagliato e
giacente a terra nell'area di cantiere per un totale di circa 1.000 quintali. Sono stati inoltre
denunciati, all'Autorità giudiziaria, i titolari delle due ditte boschive, che eseguivano i tagli, per i
reati di taglio boschivo non autorizzato, danneggiamento e deturpamento di bellezze naturali di una
zona di alto pregio ambientale;
in tale area forestale, il Corpo forestale dello Stato aveva infatti verificato che, su terreno di
proprietà comunale, era in corso il taglio di utilizzazione di un bosco governato ad alto fusto di
specie faggio;
grazie alle indagini condotte, alle acquisizioni documentali esperite ed alle verifiche sul
campo, il Corpo forestale dello Stato ha accertato che le attività di taglio ed utilizzazione boschiva
venivano eseguite in carenza delle necessarie autorizzazioni mentre, ove le autorizzazioni sono state
rilasciate, le medesime attività risultano in contrasto con la vocazione cui le aree in questione sono
destinate;
i tagli sinora effettuati hanno arrecato seri danni all'habitat forestale tutelato ed alla
biodiversità, con l'abbattimento di circa 1200 - 1500 piante di faggio, in gran parte di alto fusto,
alcune di dimensioni monumentali con tronchi di diametro anche superiore ad 1 metro;
i tagli sono stati effettuati persino sul ciglio di doline ed inghiottitoi carsici con conseguente
grave danno anche paesaggistico e con modalità distruttive quali apertura di piste di esbosco con
mezzi cingolati che hanno gravemente danneggiato il soprasuolo della faggeta;
l'area ove è avvenuta la devastazione ambientale si trova nel cuore del Parco nazionale del
Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, a circa 1400 metri di altitudine nella suggestiva cornice del
Monte Cervati dove il faggio trova il proprio habitat ideale;
il taglio boschivo ha interessato 5 particelle boschive (49, 51, 55, 57, 58) del previgente
«Piano di assestamento forestale» ed è stato autorizzato dal comune con propria delibera n. 43 del
14 giugno 2012;
detti tagli boschivi ricadono in Zona B1 di «Riserva generale orientata» secondo la
zonizzazione definita dal «Piano del Parco», in vigore dal 14 giugno 2010;
il bosco oggetto del danneggiamento fa parte della Rete «Natura 2000», istituita in attuazione
della direttiva europea 92/43/CE, poiché ricade nell'ampia ZPS «Monte Cervati e dintorni»
IT8050046;
detta area è anche ricompresa nel SIC «Monte Cervati, Centaurino e Montagne di Laurino»
IT8050024, costituendo una delle aree forestali meglio conservate dell'intero Parco Nazionale del
Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, posta ai piedi del versante settentrionale del Monte Cervati (m.
1899 sul livello del mare);
nel bosco è accertata la nidificazione del picchio nero, dryocopus martius, specie a rischio di
estinzione elencata nell'Allegato I alla direttiva europea «Uccelli selvatici» 2009/147/CE, oggetto
pertanto della speciale disciplina di tutela prevista dall'articolo 4 della direttiva in parola «mediante
misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat»;
le località Temponi e Piano degli Zingari sul Monte Cervati, rientrano in quelle aree
denominate Riserva Generale Orientata nelle quali il piano di gestione dell'ente parco prevede per i
boschi di alto fusto, solo tagli per prevalenti fini protettivi e non mai tagli con finalità produttiva ed
economica come accertato nella circostanza –:
quali siano, alla luce di quanto esposto in premessa, gli intendimenti del Ministro per
preservare e difendere il patrimonio boschivo del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed
Alburni;
a parte la benemerita azione posta in atto dal locale ufficio del Corpo forestale dello Stato,
quale sia stata, e quale sia l'attività di controllo da parte degli uffici del Ministero dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare;
quale sia stata l'azione di verifica e salvaguardia dei boschi da parte degli uffici del suddetto
parco nazionale;
quali azioni si intenda intraprendere affinché venga rispettata la vocazione e la destinazione
naturale delle aree inserite e tutelate nei parchi nazionali;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, si intendano adottare nei confronti di
quanti hanno consentito lo scempio sopra illustrato, con interventi che mettono a rischio o, ancor
peggio come nel caso in esame, distruggono aree di alto valore ambientale in palese contrasto con
gli strumenti di tutela, pianificazione e gestione del territorio ma autorizzati dalla locale
amministrazione comunale e con, addirittura, il nulla osta degli uffici della Regione e dell'Ente
Parco.
(2-00307) «Pellegrino, Zan, Zaratti, Migliore, Giancarlo Giordano, Ferrara, Ragosta, Scotto».


https://attachment.fbsbx.com/file_download.php?id=704783396206457&eid=AStJAx6xncxjWwogpIVNPpNSKr_vmwASh-zldkTAWWGREep7RdUT1SnhlM9Yrd9dI9E&ext=1385186321&hash=AStmqhct1A0H8rZV

venerdì 22 novembre 2013

Dissequestro dell'area boschiva del Cervati chiesta dal Comune di Piaggine


 
Con delibera del 9 novembre 2013,  il Comune di Piaggine decide di dare mandato ad un legale affinché  inoltri al Tribunale di Vallo della Lucania istanza di dissequestro delle particelle boschive di Ha 110 ricadenti in località Temponi-Piano degli Zingari-Monte Cervati. 
Per tali località infatti, mentre  era in atto un taglio boschivo affidato ad una ditta di Teggiano ed un'altra  di Piaggine, il CFS di Vallo della Lucania aveva disposto il sequestro sia dell' area boscata che di 1000 q. di legname tagliato.
Prendendo atto che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vallo della Lucania ha convalidato il sequestro delle aree suddette, la giunta comunale ha dato mandato al sindaco di perorare il dissequestro dell'area, poiché tutti i pareri e le autorizzazioni degli organi preposti alla loro concessione (Regione, Comunità Montana, Ente Parco) erano stati acquisiti.

Sembra che il sequestro sia avvenuto poichè le particelle in questione si trovino in zona SIC (sito di interesse comunitario) e ZPS (zona a protezione speciale), quindi patrimonio mondiale dell'umanità e riserva di biosfera.

In effetti, fino agli anni '50 le foreste venivano sfruttate come fonte di energia e per l'industria del mobile, da allora  però la richiesta di legna da ardere è diminuita e la quantità di legname per l'industria si è dimezzato poiché importato da altri paesi.
Oggi i boschi italiani assolvono alla funzione di protezione del suolo contro l'erosione e le frane oltre che di rigenerazione dell'aria e dell'acqua e di regolatori del clima; inoltre hanno cambiato la loro funzione economica poichè come elementi del paesaggio contribuiscono all'attrattiva dei luoghi ed all'incremento del turismo.
Altre funzioni del bosco  sono di conservazione degli habitat della fauna e della flora e quindi delle varietà genetiche ed infatti il Cervati è un monte prezioso per la sua biodiversità.
Il bosco  ci offre sostanze medicinali di elevatissimo valore economico, gli scienziati hanno verificato inoltre che ben 75000 specie di piante forestali sono commestibili e che l'agricoltura trae dalle varietà selvatiche forestali materiale genetico per aumentare la resistenza alle malattie delle colture commerciali.

Tutto ciò per dire che è cambiata la mentalità riguardo al valore del bosco poichè si ritiene che i valori suddetti, anche in termini economici, siano superiori di molto rispetto al valore come produzione di legno.

Questi motivi oltre ad eventuali illeciti, hanno indotto gli agenti del Corpo Forestatle dello Stato, addetti alla tutela ed alla salvaguardia dei boschi, a disporre il sequestro dell'area boschiva.
Quod hodie non est, cras erit!

http://albopiaggine.asmenet.it/download.php?down=1&id_file=1259&id_doc=21161149&sez=10&data1=21/11/2013&data2=06/12/2013&view=si

martedì 5 novembre 2013

PIAGGINE: Al banchetto della sposa - Estate 2013



"Al banchetto della sposa" è una manifestazione che i giovani di Piaggine hanno voluto dedicare all'anziana sarta del paese Assunta.
Ella ha incominciato la sua attività nel periodo che va tra le due guerre mondiali e l'ha proseguita fin quasi ai nostri giorni.

 

La cerimonia è iniziata con la presentazione degli abiti da parte di Alessio ed Angela ed è proseguita con la sfilata delle ragazze di Piaggine, in località Ponte. 

 

La ricerca che vi proponiamo è frutto del lavoro della preside prof.ssa Lina Cavallo, figlia della suddetta sarta.

L’abito da sposa spesso è, dopo gli sposi, l’assoluto protagonista di un matrimonio. Anzi, non di rado capita che prima ancora della sposa, a venir notato e apprezzato sia l’abito stesso…
La scelta dell'abito quindi è il primo pensiero quando si parla di matrimonio.
Già partendo dalla cultura egizia si incontrano i primi abiti, tradizionalmente indossati per il giorno delle nozze e via via nel corso dei vari secoli l’abito nunziale ha sempre rivestito un ruolo fondamentale per il giorno delle nozze.
L'abito da sposa però come lo intendiamo oggi nasce solo nel XIX secolo per poi "consolidarsi" nel secolo successivo. Il colore solitamente attribuito al vestito da sposa diviene il bianco, simbolo di purezza; si introduce l'uso dei guanti, la gonna diventa ampia e con un grande strascico e, durante questi secoli, nascono persino le usanze del ricevimento e del dolce nuziale .
Durante gli anni Trenta del secolo XX, viene poi finalmente introdotto l'uso del bouquet di fiori e, assolutamente non meno importante, l'uso del velo.
Tra le due guerre mondiali la moda subisce una fase recessiva che porta in genere ad un’ essenzialità   nei costumi. Negli abiti da sposa le gonne si accorciano e si eliminano tutti gli elementi decorativi;
E’ proprio in questo periodo che comincia ad affacciarsi al mondo della moda la signora Assunta  quando da giovanissima  decollò confezionando i vestiti da sposa alle sue amiche, a se stessa, nel 1936, alla sorella e poi via via  a tutte le spose che richiedevano le sue prestazioni. 

In questi  tempi difficili ,a cavallo  tra il primo dopoguerra e la seconda guerra mondiale in cui si viveva nella miseria , mancava il cibo sufficiente per sfamare le famiglie e bisognava andare  a piedi nei centri vicini per urgenze indifferibili ,  nelle città spesso questi abiti si noleggiavano e nei nostri piccoli paesi  come il nostro si prestavano da una famiglia all’altra e molto spesso rappresentavano una risorsa per preparare capi da battesimo e prima comunione per bambini o per creare indumenti personali dopo aver svolto la loro funzione .  Per questo motivo nonostante siano state effettuate tante ricerche nessun capo degli anni 30 /40  è stato reperito in merito.



 Dopo gli anni bui della guerra che aveva lasciato ovunque macerie e procurato lutti e feriti di ogni genere, nella speranza di un futuro migliore assistiamo alla ricostruzione del paese a livello nazionale e all’inizio della ripresa economica.

Col cambiamento dei tempi comincia a migliorare ovunque anche il tenore di vita.
La moda si rinnova uscendo dagli schemi del passato, come se volesse allontanare una volta per tutte paure e sofferenze e far sognare ancora le giovani generazioni.
 













Negli anni ‘50
la moda  diventa sfarzosa, mettendo a punto abiti mai visti prima  le cui linee, rivisitate, saranno riprese nei decenni successivi.
Prevalenti sono i tessuti in pizzi  e in tulle ricamato che si alternano in vario modo sugli abiti creando effetti spettacolari. Le gonne si presentano molto ampie ,arricciate  a campana coperte a partire dalla vita da ampi pannelli a punta di tulle ricamato, a balze avanti e indietro ma , sempre sostenute da rigidi sottogonna.
Importanti anche le sopragonne bordate di pizzo smerlato che si allargano sulle stesse
Anni ‘60
Sono gli anni del miracolo economico e si respira aria di benessere anche nei piccoli paeselli rurali come il nostro.
Risorge l’economia a livello nazionale e da noi comincia ad ampliarsi il sistema terziario nel settore dei servizi e circola la moneta. Il progresso scientifico tecnologico inoltre mette a disposizione e alla portata di tutti mezzi strumenti e confort di ogni genere: elettrodomestici, televisori e la macchina utilitaria per le famiglie che accorcia le distanze, favorendo la comunicazione con i centri cittadini e arricchisce l’orizzonte culturale di ognuno.
Anche la moda si aggiorna facendo maturare nuove tendenze dando un notevole contributo all’evolversi del gusto.
Accanto allo stile del decennio precedente  confermato in linea di massima riscopre lo stile romantico che fa capo al primo decennio del periodo napoleonico .
È lo stile impero che tanti successi ebbe in passato e notevoli consensi riscuote ancora oggi.
Gli abiti vengono confezionati nel corpetto che si ferma al seno con rasi di seta di colo guscio d’uovo,con scollo a barchetta , a volte impreziosito da un filo  di fiorellini di macramè  e maniche al gomito. Il tubino in genere viene realizzato in pizzo pregiato , completa il tutto un ricco mantello che scende dalle spalle, si allarga e forma un lungo strascico.
( vestito di Angelina Cavallo realizzato dalla signora Assunta su descrizione 
della figlia che l’ha ammirato in vetrina in uno dei migliori negozi di Napoli.)

Anni 70
Continua in questi anni il benessere . gli stili di quegli anni erano molto vari : erano gli anni delle rivoluzioni giovanili, della nascita del punk, della disco music, degli hippie.
Anche gli abiti da sposa riflettono il cambiamento in corso e si liberano da corsetti, accollature e materiali preziosi. I vestiti sono morbidi, cadono sulla silhouette in modo naturale e non hanno bisogno di ricami pomposi; i volumi delle gonne si riducono prediligendo le gonne diritte o a balze, il tulle, lo chiffon ,l’organza, lo shantung , il pizzo macramè e rebrodè sono i tessuti più utilizzati e le maniche si fanno ampie, in stile vittoriano. Insomma , le spose si fanno più leggere e libere di esprimere la loro personalità. 

Compaiono i primi motivi floreali e i vestiti colorati non sono più un tabù soprattutto per le unioni civili. Una tendenza molto anni ’70 sono le maniche lunghe che cadono come uno strascico, come fossero degli abiti medioevali e il velo rimane un accessorio anche se non imprescindibili. Sono sempre di più le spose che prediligono acconciature raccolte con fiori applicati oppure cappelli a falda larga.
Anni 80
Sono particolari perché a fronte di una moda che è un’ espressione di modelli romantici da sogno, ricercati come non mai , comincia l’indebitamento pubblico del paese a livello nazionale . Passa quasi inosservato ma già si profila un segnale di debolezza economico che non fronteggiato tempestivamente si amplia man mano nel tempo portanto alla crisi recessiva attuale con i problemi che sono sotto gli occhi di tutti.
 Gli abiti però vengono realizzati con materiale sempre più scelto, raffinato leggero e soffice , quasi trasparente ricamato delicatamente che vela gli scolli a giro, ornati di rusches o collettini  a pistagni decorati a mano. Impreziosiscono i corpetti pannelli a punta appoggiati in vita, decorati con merletti valenciennes alternati a nastri di setache guarniscono anche i polsini. Ampie e spumeggianti le gonne. 
Sembrano usciti da foto di personaggi importanti dell’ottocento scomparsi nel tempo. E poi , in alternativa mantelline-collarette al gomito semplici o a più volants ornate dello stesso pizzo del corpino e cinturette strette in vita che ricordano il vestito di Rossella Ohara in Via col vento. Ancora bolerini corti e un tipo particolare di maniche a campana larghe al gomito tutte ricoperte di foglie orlate, ricavate dalla fascia ricamata del tessuto di base che guarnisce anche il fondo delle ampie gonne. Si affermano anche i drappeggi, già apparsi negli anni ’60, messi in atto su corpini e gonne in forma orizzontale e trasversale spesso abbellite con bande di pizzo in tinta e ricami di paillettes e corallini. Le spose per un giorno vogliono sentirsi delle vere e proprie principesse.



Anni 90
Negli anni novanta si risente ancora dello stile del decennio precedente e molti abiti qui stasera ne sono la testimonianza. È chiaro che tradizione, lusso e stile, si uniscono per creare abiti dalle linee più varie, tali da adattarsi ad ogni personalità, la tradizione dell’abito da sposa assolutamente bianco è ormai superata da una serie di nuances e tonalità che va dai colori pastello fino all’avorio o ecrù.



























 
















 
 FINE


 Tutte le ragazze che intendono far inserire le loro foto sono pregate di inviarmele via internet.
                                                                                                                               Gilda