Piaggine-Domenica 11 Maggio 2014
Massimo Smuraglia presenta "Diario"
A nome dell’associazione "Il Cuore del Cilento", che ho l'onore di rappresentare, ringrazio il
regista Massimo Smuraglia per aver scelto Piaggine come location in cui
rappresentare il lavoro dedicato alla
mamma.
Le pagine ingiallite del diario di Giovanna Ramalli, gelosamente custodite dal figlio,
diventano un monologo teatrale cui Federica Boccia
conferisce linfa vitale con la sua lettura scenica.
Il Diario ci offre uno spaccato della nostra storia
contemporanea, infatti esso va a collocarsi in un preciso momento storico,
ossia durante la seconda guerra mondiale, quando l’Italia era divisa in due:
da un lato l’Italia settentrionale (con la repubblica di
Salò) affidata a Mussolini, ma di fatto dominata dai Tedeschi con l’intenzione
di occupare tutta la nazione;;
dall’altro lato l’Italia Meridionale governata da Badoglio e
controllata dagli alleati anglo-americani che da un anno, combattendo contro i
tedeschi e con l’aiuto dei partigiani, avanzavano
da Sud giungendo, a luglio del ’44, in Toscana
e precisamente a Pisa, Arezzo e Livorno.
A questo periodo fa riferimento il Diario della giovinetta di
diciotto anni che , attraverso i propri stati d’animo, le proprie speranze, le
proprie riflessioni ci fornisce un quadro veritiero di un evento raccapricciante qual è la guerra.
Tramite la lettura scenica di alcune pagine, ci siamo calati nelle tristi vicende di una testimone oculare che ci ha fatto rivivere con ribrezzo gli orrori della guerra che abbrutisce l’uomo.
Tramite la lettura scenica di alcune pagine, ci siamo calati nelle tristi vicende di una testimone oculare che ci ha fatto rivivere con ribrezzo gli orrori della guerra che abbrutisce l’uomo.
Raccapriccianti sono alcune pagine.
Quella dell' 8 giugno ’44 che parla dello sterminio di un’intera
famiglia di cui si salva solo una nipotina di sette anni che grida per tutta la
notte accompagnata solo dai cadaveri dei suoi e che contiene delle riflessioni molto
profonde:
“ Che cos’è la morte a sette anni?... E’ chiedere alla mamma cos’è successo al pesce rosso e sentirsi dire che la sua anima è volata via e nuota libera nel regno dei mari e crederci ; è una bambola sepolta in giardino, uno zio che è partito lontano, un nonno che riposa in cielo; E’una passeggiata in un posto silenzioso e pieno di fotografie e la certezza che tanto un giorno ci rincontreremo, è una domanda, un dolore che si radica in silenzio, una malattia che colpisce senza clamore, che graffia senza strappare. La morte a 7 anni è un’assenza, non la presenza ingombrante di corpi morti su di te, non il sangue di tuo padre che ti macchia il vestito, non l’abbraccio irrigidito di tua madre intorno al collo. La morte a 7 anni è un’idea, non le unghia viola di tua sorella, non l’invasore, non il suo fucile senza senso. La morte a 7 anni è iniziare troppo presto ad odiare il mondo. Vorrei pregare ma non ho più preghiere, vorrei gridare ma non ho più voce, vorrei nascondermi ma non ho più rifugi. Ho solo gli occhi per vedere. “
“ Che cos’è la morte a sette anni?... E’ chiedere alla mamma cos’è successo al pesce rosso e sentirsi dire che la sua anima è volata via e nuota libera nel regno dei mari e crederci ; è una bambola sepolta in giardino, uno zio che è partito lontano, un nonno che riposa in cielo; E’una passeggiata in un posto silenzioso e pieno di fotografie e la certezza che tanto un giorno ci rincontreremo, è una domanda, un dolore che si radica in silenzio, una malattia che colpisce senza clamore, che graffia senza strappare. La morte a 7 anni è un’assenza, non la presenza ingombrante di corpi morti su di te, non il sangue di tuo padre che ti macchia il vestito, non l’abbraccio irrigidito di tua madre intorno al collo. La morte a 7 anni è un’idea, non le unghia viola di tua sorella, non l’invasore, non il suo fucile senza senso. La morte a 7 anni è iniziare troppo presto ad odiare il mondo. Vorrei pregare ma non ho più preghiere, vorrei gridare ma non ho più voce, vorrei nascondermi ma non ho più rifugi. Ho solo gli occhi per vedere. “
Quella del 31 luglio ’44 che parla della fucilazione dei vecchi
e dell’insegnante di tedesco che si era
opposta a tale atrocità.
Quella del 6 luglio ’44 che di Giovanna ci mostra gli
interrogativi, i sentimenti e gli stati d’animo che sembrano essere universali:
Che cos’è la felicità; che cos’è il tempo durante la guerra?
"... Il tempo è una colla che tiene uniti i giorni.
Ora questa colla è secca e i giorni si staccano uno dall'altro come le pagine
di un libro antico. Allora succede che non si sa più che cosa viene prima e che
cosa dopo, le parole non formano più le frasi e le frasi non formano più la
storia e il libro non si può più leggere.”
Quella del 29 luglio ’44 che parla della speranza.
“Gli
alleati non arrivano, sono schierati al di là dell'Arno e aspettano rinforzi.
Anche noi aspettiamo. Mancano i viveri e le cannonate giungono fin sopra
l'ospedale e il Duomo. Si è proprio avverato il motto di quel lurido Mussolini:
Vivere pericolosamente! Questa non è una guerra, è un omicidio legalizzato!...
…Ho scommesso
con Olinto 50 lire che domenica gli Alleati non ci sono ancora. Quanto vorrei
perderla. “
La rappresentazione scenica del diario fatta da Ilaria
Mavilla e dal regista Massimo Smuraglia ci offre la possibilità di conoscere una storia
vera e genuina, una storia diversa da quella arida, fatta di nomi e di date in
cui gli eventi si susseguono a ritmo incessante, una storia narrata attraverso
una forma letteraria che, usando il presente, la attualizza, ci coinvolge e ci
avvince quasi fossimo protagonisti..
Il monologo, a mio avviso, costituisce una preziosa
testimonianza che ci permette di conoscere gli errori del passato per non
ripeterli più e che induce a riflettere sul presente; un presente in cui
convivono tutti gli elementi che portarono al verificarsi della dittatura del
nazi-fascismo e della seconda guerra mondiale: il culto della personalità,
l’individualismo, il pensiero unico, la crisi
economica.
Dunque bisogna essere vigili affinché trionfi non l’ignoranza, l’autoritarismo e la forza, non
la dittatura, ma la democrazia.
Gilda
Gilda