"Al banchetto della sposa" è una manifestazione che i giovani di Piaggine hanno voluto dedicare all'anziana sarta del paese Assunta.
Ella ha incominciato la sua attività nel periodo che va tra le due guerre mondiali e l'ha proseguita fin quasi ai nostri giorni.
La cerimonia è iniziata con la presentazione degli abiti da parte di Alessio ed Angela ed è proseguita con la sfilata delle ragazze di Piaggine, in località Ponte.
La ricerca che vi proponiamo è frutto del lavoro della preside prof.ssa Lina Cavallo, figlia della suddetta sarta.
L’abito da sposa spesso è, dopo gli sposi, l’assoluto
protagonista di un matrimonio. Anzi, non di rado capita che prima ancora della
sposa, a venir notato e apprezzato sia l’abito stesso…
Già partendo dalla cultura egizia si incontrano i primi abiti,
tradizionalmente indossati per il giorno delle nozze e via via nel corso dei
vari secoli l’abito nunziale ha sempre rivestito un ruolo fondamentale per il
giorno delle nozze.
L'abito da sposa però come lo intendiamo oggi nasce solo nel XIX
secolo per poi "consolidarsi" nel secolo successivo. Il colore
solitamente attribuito al vestito da sposa diviene il bianco, simbolo di
purezza; si introduce l'uso dei guanti, la gonna diventa ampia e con un grande
strascico e, durante questi secoli, nascono persino le usanze del ricevimento e
del dolce nuziale .
Durante gli anni Trenta del secolo XX, viene poi finalmente introdotto
l'uso del bouquet di fiori e, assolutamente non meno importante, l'uso del
velo.
Tra le due guerre mondiali la moda subisce una fase recessiva
che porta in genere ad un’ essenzialità
nei costumi. Negli abiti da sposa le gonne si accorciano e si eliminano
tutti gli elementi decorativi;
E’ proprio in questo periodo che comincia ad affacciarsi al
mondo della moda la signora Assunta
quando da giovanissima decollò
confezionando i vestiti da sposa alle sue amiche, a se stessa, nel 1936, alla
sorella e poi via via a tutte le spose
che richiedevano le sue prestazioni.
In questi tempi
difficili ,a cavallo tra il primo
dopoguerra e la seconda guerra mondiale in cui si viveva nella miseria ,
mancava il cibo sufficiente per sfamare le famiglie e bisognava andare a piedi nei centri vicini per urgenze
indifferibili , nelle città spesso
questi abiti si noleggiavano e nei nostri piccoli paesi come il nostro si prestavano da una famiglia
all’altra e molto spesso rappresentavano una risorsa per preparare capi da
battesimo e prima comunione per bambini o per creare indumenti personali dopo
aver svolto la loro funzione . Per
questo motivo nonostante siano state effettuate tante ricerche nessun capo degli
anni 30 /40 è stato reperito in merito.
Dopo gli anni bui della guerra che aveva lasciato ovunque
macerie e procurato lutti e feriti di ogni genere, nella speranza di un futuro
migliore assistiamo alla ricostruzione del paese a livello nazionale e
all’inizio della ripresa economica.
Col cambiamento dei tempi comincia a migliorare ovunque anche il tenore di vita.
Col cambiamento dei tempi comincia a migliorare ovunque anche il tenore di vita.
La moda si rinnova uscendo dagli schemi del passato, come se
volesse allontanare una volta per tutte paure e sofferenze e far sognare ancora
le giovani generazioni.
la moda diventa
sfarzosa, mettendo a punto abiti mai visti prima le cui linee, rivisitate, saranno riprese nei
decenni successivi.
Prevalenti sono i tessuti in pizzi e in tulle ricamato che si alternano in vario
modo sugli abiti creando effetti spettacolari. Le gonne si presentano molto
ampie ,arricciate a campana coperte a
partire dalla vita da ampi pannelli a punta di tulle ricamato, a balze avanti e
indietro ma , sempre sostenute da rigidi sottogonna.
Anni ‘60
Sono gli anni del miracolo economico e si respira aria di
benessere anche nei piccoli paeselli rurali come il nostro.
Risorge l’economia a livello nazionale e da noi comincia ad
ampliarsi il sistema terziario nel settore dei servizi e circola la moneta. Il
progresso scientifico tecnologico inoltre mette a disposizione e alla portata
di tutti mezzi strumenti e confort di ogni genere: elettrodomestici, televisori
e la macchina utilitaria per le famiglie che accorcia le distanze, favorendo la
comunicazione con i centri cittadini e arricchisce l’orizzonte culturale di
ognuno.
Anche la moda si aggiorna facendo maturare nuove tendenze
dando un notevole contributo all’evolversi del gusto.
Accanto allo stile del decennio precedente confermato in linea di massima riscopre lo
stile romantico che fa capo al primo decennio
del periodo napoleonico .
È lo stile impero che tanti successi ebbe in passato e
notevoli consensi riscuote ancora oggi.
Gli abiti vengono confezionati nel corpetto che si ferma al
seno con rasi di seta di colo guscio d’uovo,con scollo a barchetta , a volte
impreziosito da un filo di fiorellini di
macramè e maniche al gomito. Il tubino
in genere viene realizzato in pizzo pregiato , completa il tutto un ricco
mantello che scende dalle spalle, si allarga e forma un lungo strascico.
( vestito di Angelina Cavallo realizzato dalla signora Assunta su descrizione
della figlia che l’ha ammirato in vetrina in uno dei migliori negozi di Napoli.)
( vestito di Angelina Cavallo realizzato dalla signora Assunta su descrizione
della figlia che l’ha ammirato in vetrina in uno dei migliori negozi di Napoli.)
Anni 70
Continua in questi anni il benessere . gli stili di quegli
anni erano molto vari : erano gli anni delle rivoluzioni giovanili, della
nascita del punk, della disco music, degli hippie.
Anche gli abiti da sposa riflettono il cambiamento in corso
e si liberano da corsetti, accollature e materiali preziosi. I vestiti sono
morbidi, cadono sulla silhouette in modo naturale e non hanno bisogno di ricami
pomposi; i volumi delle gonne si riducono prediligendo le gonne diritte o a
balze, il tulle, lo chiffon ,l’organza, lo shantung , il pizzo macramè e
rebrodè sono i tessuti più utilizzati e le maniche si fanno ampie, in stile
vittoriano. Insomma , le spose si fanno più leggere e libere di esprimere la
loro personalità.
Compaiono i primi motivi floreali e i vestiti colorati non
sono più un tabù soprattutto per le unioni civili. Una tendenza molto anni ’70
sono le maniche lunghe che cadono come uno strascico, come fossero degli abiti
medioevali e il velo rimane un accessorio anche se non imprescindibili. Sono
sempre di più le spose che prediligono acconciature raccolte con fiori
applicati oppure cappelli a falda larga.
Anni 80
Sono particolari perché a fronte di una moda che è un’
espressione di modelli romantici da sogno, ricercati come non mai , comincia
l’indebitamento pubblico del paese a livello nazionale . Passa quasi
inosservato ma già si profila un segnale di debolezza economico che non
fronteggiato tempestivamente si amplia man mano nel tempo portanto alla crisi
recessiva attuale con i problemi che sono sotto gli occhi di tutti.
Gli abiti però vengono realizzati con materiale sempre più scelto, raffinato leggero e soffice , quasi trasparente ricamato delicatamente che vela gli scolli a giro, ornati di rusches o collettini a pistagni decorati a mano. Impreziosiscono i corpetti pannelli a punta appoggiati in vita, decorati con merletti valenciennes alternati a nastri di setache guarniscono anche i polsini. Ampie e spumeggianti le gonne.
Sembrano usciti da foto di personaggi importanti dell’ottocento scomparsi nel tempo. E poi , in alternativa mantelline-collarette al gomito semplici o a più volants ornate dello stesso pizzo del corpino e cinturette strette in vita che ricordano il vestito di Rossella Ohara in Via col vento. Ancora bolerini corti e un tipo particolare di maniche a campana larghe al gomito tutte ricoperte di foglie orlate, ricavate dalla fascia ricamata del tessuto di base che guarnisce anche il fondo delle ampie gonne. Si affermano anche i drappeggi, già apparsi negli anni ’60, messi in atto su corpini e gonne in forma orizzontale e trasversale spesso abbellite con bande di pizzo in tinta e ricami di paillettes e corallini. Le spose per un giorno vogliono sentirsi delle vere e proprie principesse.
Gli abiti però vengono realizzati con materiale sempre più scelto, raffinato leggero e soffice , quasi trasparente ricamato delicatamente che vela gli scolli a giro, ornati di rusches o collettini a pistagni decorati a mano. Impreziosiscono i corpetti pannelli a punta appoggiati in vita, decorati con merletti valenciennes alternati a nastri di setache guarniscono anche i polsini. Ampie e spumeggianti le gonne.
Sembrano usciti da foto di personaggi importanti dell’ottocento scomparsi nel tempo. E poi , in alternativa mantelline-collarette al gomito semplici o a più volants ornate dello stesso pizzo del corpino e cinturette strette in vita che ricordano il vestito di Rossella Ohara in Via col vento. Ancora bolerini corti e un tipo particolare di maniche a campana larghe al gomito tutte ricoperte di foglie orlate, ricavate dalla fascia ricamata del tessuto di base che guarnisce anche il fondo delle ampie gonne. Si affermano anche i drappeggi, già apparsi negli anni ’60, messi in atto su corpini e gonne in forma orizzontale e trasversale spesso abbellite con bande di pizzo in tinta e ricami di paillettes e corallini. Le spose per un giorno vogliono sentirsi delle vere e proprie principesse.
Negli anni novanta si risente ancora dello stile del decennio precedente e molti abiti qui stasera ne
sono la testimonianza. È chiaro che tradizione, lusso e stile, si uniscono per creare abiti dalle linee
più varie, tali da adattarsi ad ogni personalità, la tradizione dell’abito da
sposa assolutamente bianco è ormai superata da una serie di nuances e tonalità
che va dai colori pastello fino all’avorio o ecrù.
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