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venerdì 2 marzo 2012

Il fiume Calore: quali le potenzialità della valle?



  
  CALORE: IL FIUME E LA VALLE

Mi capita spesso di partecipare ad incontri/dibattiti nei paesi della Valle del Calore per un confronto serrato sull'ipotesi di sviluppo del territorio.E nella disccussione serrata si materialiazzano personaggi della storia, miti e leggende, passioni civili, tradizioni folcloriche, culti devozionali, santi e briganti, il peana del lavoro di contadini pazienti e sapienti, di pastori a solitario dialogo con cani ed armenti, a vigile custodia di mandrie brade dall'assalto improvviso di lupi. E, così.nella e con la storia del fiume rivivono le gesta dei padri antichi ossificati nel dio guerriero dell'Antece a Costa Palomba e nell'arredo sepolcrale del lucumone Enotrio di Monte Pruno. E si snodano per le antiche vie del sale e del grano Velini e Pestani ad animare commerci fin lassù alla Sella del Coricato per scivolare in comodo pendio verso il Vallo del Diano, risalire ancora verso Atena e, attraverso Grumentum, approdare alle coste ioniche di Sibari e Metaponto. Oh, il percorso straordinario di sorprese della via antica a collegamento tra i due mari, il Tirreno e lo Ionio, e che fu teatro della grande storia, di guerra e pace, di conflitti e tregue armate, di traffici sereni e razzie violente!. E castelli e torri sibilano, sulle ali del vento della sera, l'ira sanguinaria di Federico II contro baroni ribelli, la guida illuminata di Ettore Fieramosca, feudatario umano e toillerante nel castello di Aquara ed assurto,poi, a mito di eroismo, la tracotanza di "signori" che succhiarono sangue e averi ai contadini indifesi.

E i conventi si popolarono di monaci, basiliani e benedettini, colti e santi. E le chiese riecheggiarono di preghiere per i santi protettori, generosi di grazie e miracoli contro epidemia ed inondazioni..Nelle grotte e nelle forre si levò alto il canto dei briganti protettivi con i deboli e spietati con i potenti nei raid in pieno giorno in cui  crepitavano le fucilate da giustizia sommaria.Per i campi rotola il sibilo di lamento da fatica dei contadini o il canto "a voce stesa" delle donne nelle stagioni dei raccolti:i tralci che gonfiano umori alle pigne a settembre, le castagne che spaccano l'oro dei ricci, pulcini a timida fuga dalla cova, ad ottobre, le olive che rifrangono sole nel lucido viola a novembre. E le acque delle sorgenti brillano di luce prima del tonfo a rumorosa catapulta nel ventre degli inghiottitoi, espongono capricci di stalattiti e stalagmiti nel chiuso delle grotte, esplodono in argentea luminosità nei salti arditi delle cascate a levigare striature di ocra e marmo al nudo umidicccio delle rocce ripariali. E per l'aria volteggia superba l'aquila reale. E nelle notti illuni ulula famelico il lupo. E in quelle di plenilunio la lontra fuoriesce dalla tana a conquista fugace di cibo a traversate rapide di fiume.
Oh, le potenzialità inespresse di un territorio, la Valle del Calore, appunto, se solo si approntasse un progetto integrale di sviluppo per recuperare il passato, esaltare il presente e costruire il futuro lungo le strade feconde della cultura, puntando su di un turismo di qualità, che sappia coniugare in sinergia beni culturali, ambiente, agricoltura ed artigianato. E' la strada giusta che i giovani dovrebbero perseguire fino in fondo per esplorare un campo sterminato di ricerca dove attingere a piene mani per riscoprire ed esaltare il proprio orgoglio di identità e di appartenenza!
Giuseppe Liuccio
g.liuccio@alice.it

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