Mi capita spesso di
partecipare ad incontri/dibattiti nei paesi della Valle del Calore per un
confronto serrato sull'ipotesi di sviluppo del territorio.E nella disccussione
serrata si materialiazzano personaggi della storia, miti e leggende, passioni
civili, tradizioni folcloriche, culti devozionali, santi e briganti, il peana
del lavoro di contadini pazienti e sapienti, di pastori a solitario dialogo con
cani ed armenti, a vigile custodia di mandrie brade dall'assalto improvviso di
lupi. E, così.nella e con la storia del fiume rivivono le gesta dei padri
antichi ossificati nel dio guerriero dell'Antece a Costa Palomba e nell'arredo
sepolcrale del lucumone Enotrio di Monte Pruno. E si snodano per le antiche vie
del sale e del grano Velini e Pestani ad animare commerci fin lassù alla Sella
del Coricato per scivolare in comodo pendio verso il Vallo del Diano, risalire
ancora verso Atena e, attraverso Grumentum, approdare alle coste ioniche di
Sibari e Metaponto. Oh, il percorso straordinario di sorprese della via antica
a collegamento tra i due mari, il Tirreno e lo Ionio, e che fu teatro della
grande storia, di guerra e pace, di conflitti e tregue armate, di traffici
sereni e razzie violente!. E castelli e torri sibilano, sulle ali del vento
della sera, l'ira sanguinaria di Federico II contro baroni ribelli, la guida
illuminata di Ettore Fieramosca, feudatario umano e toillerante nel castello di
Aquara ed assurto,poi, a mito di eroismo, la tracotanza di "signori"
che succhiarono sangue e averi ai contadini indifesi.
E i conventi si
popolarono di monaci, basiliani e benedettini, colti e santi. E le chiese
riecheggiarono di preghiere per i santi protettori, generosi di grazie e
miracoli contro epidemia ed inondazioni..Nelle grotte e nelle forre si levò
alto il canto dei briganti protettivi con i deboli e spietati con i potenti nei
raid in pieno giorno in cui crepitavano
le fucilate da giustizia sommaria.Per i campi rotola il sibilo di lamento da
fatica dei contadini o il canto "a voce stesa" delle donne nelle
stagioni dei raccolti:i tralci che gonfiano umori alle pigne a settembre, le
castagne che spaccano l'oro dei ricci, pulcini a timida fuga dalla cova, ad
ottobre, le olive che rifrangono sole nel lucido viola a novembre. E le acque
delle sorgenti brillano di luce prima del tonfo a rumorosa catapulta nel ventre
degli inghiottitoi, espongono capricci di stalattiti e stalagmiti nel chiuso
delle grotte, esplodono in argentea luminosità nei salti arditi delle cascate a
levigare striature di ocra e marmo al nudo umidicccio delle rocce ripariali. E
per l'aria volteggia superba l'aquila reale. E nelle notti illuni ulula
famelico il lupo. E in quelle di plenilunio la lontra fuoriesce dalla tana a
conquista fugace di cibo a traversate rapide di fiume.
Oh, le potenzialità
inespresse di un territorio, la Valle del Calore, appunto, se solo si
approntasse un progetto integrale di sviluppo per recuperare il passato,
esaltare il presente e costruire il futuro lungo le strade feconde della
cultura, puntando su di un turismo di qualità, che sappia coniugare in sinergia
beni culturali, ambiente, agricoltura ed artigianato. E' la strada giusta che i
giovani dovrebbero perseguire fino in fondo per esplorare un campo sterminato
di ricerca dove attingere a piene mani per riscoprire ed esaltare il proprio
orgoglio di identità e di appartenenza!
Giuseppe Liuccio
g.liuccio@alice.it
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