Delle cause del brigantaggio ho già scritto esaurientemente nel post " Brigantaggio postunitario nel Cilento".
Qui intendo trattare dell'invasione di Campora e successivamente dell'uccisione del padre liberale Giuseppe Feola
Le notizie sono tratte da Antonio Caiazza che, dopo essersi documentato accuratamente si accinse a scrivere un libro su Giuseppe Tardio
Invasione di Campora
Nel maggio del 1863 Tardio si recò nei boschi di Campora dove riuscì ad attirare nella sua banda una quindicina di braccianti o borbonici che lo rifornirono di viveri, munizioni e notizie. Nel piccolo paese del Cilento egli, ogni tanto, veniva ospitato a pranzo dalla famiglia Ciardo ed inoltre aveva come confidenti Andrea Perriello e Carlo Veltri cui aveva inviato due proclami, uno diretto ai Popoli delle Due Sicilie ed un altro ai Borbonici di Campora.
Riporto di seguito il testo:
1)Dal quartiere generale 27 magggio 1863
"Signori,
Vi accludo un proclama, cui darete comunicazione, ai Borbonici di cotesto Comune. Indi metterete in esecuzione quanto in essa si contiene, attesoché circa duemila persone ci attendono per insorgere come un solo uomo, nonché uno sbarco di altri 400 soldati si effettuerà perché l'ho rimasta a bordeggiare in questi vicini mari. Ne attendo l'adempimento.
Maggiore- Giuseppe Tardio.Il Coman.te l'armi borboniche"
2)Proclama ai Realisti di Campora
" Cittadini,
Il reggime Piemontese nella conquista del Regno ci sedusse con promesse fallaci, avendoci portato la miseria e la desolazione, in questa parte d'Italia. Oramai l'ora di fare l'ultimo sforzo... è suonata, all'uopo unitevi, ed armatevi, ed accorrete a schierarvi sotto il vessillo dell'Augusta e Legittima Maestà Francesco II. Esiterete voi ad adoperare le vostre forze, onde scuotere il tirannico giogho de' subalpini ... Ciò non lo sia mai. Il Maggiore Giuseppe Tardio"
Tardio aveva a sua disposizione 33 briganti " vecchi, ma armati e pronti a tutto".La sera del 3 giugno 1863, i briganti dalle "larghe fasce rosse ai cappelli", all'insegna del vessillo bianco borbonico, arrivarono in paese e spararono colpi di festa gridando "Viva Francesco Secondo". Molti camporesi conniventi e trionfanti, uscirono dalle loro case e si avviarono verso la piazza assieme ai briganti che disarmarono il Posto di Guardia ed abbatterono gli stemmi sabaudi situati sulla porta. Il capobrigante Tardio armato di sciabola fece affiggere un "Proclama ai popoli delle Due Sicilie" col quale invitava i cittadini a lottare per difendere i Borbone , cacciare i Piemontesi e difendere l'indipendenza del Regno delle Due Sicilie.
Diede poi ordine che i cittadini uscissero in piazza e "cacciassero i lumi alle finestre in segno di festa per accogliere le truppe di Francesco II il Borbone che era ritornato". Diversi camporesi si unirono alla banda incitando ad uccidere i liberali, anche per vendette personali ed a saccheggiarne e distruggerne le case. Fu saccheggiata la casa di D. Antonio Torrusio, mentre un altro drappello di briganti si recò alla casa di Padre Giuseppe Feola.
Segue...
Gilda Petrone