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lunedì 27 febbraio 2012

L'angolo della poesia in dialetto cilentano









CHIOV !  di Nicole Rubano

Quannu accummenza a chiov
so' sul quatt stizz
e nisciunu nge abbara.

I vicchiarieddi parnu aucieddi appena nati;
aspettanu sulament;
tantu, ricnu, è n'acqua r passaggiu;
li zurieddi leggieri ccu lu per,
parn farfall ammalaurute e
lest corrnua la casa.

Quannu pure l'aria s
face scura e ra lu
cielu l'acqua par ca
la menanu ccu lu sicchiu,
tutt corrnu e alluccanu:
scanzamn inta lu purton!


 



 Giuseppe Liuccio 
Nelle nostre zone è tempo di "cerase",il frutto di stagione della primavera avanzata che anticipa l'estate. Il mio pensiero corre all'infanzia e alle scorpacciate di ciliegie e come tutti, o quasi, i poeti ne ho cantato, in lingua e in dialetto, la bellezza dei colori e i profumi e i sapori di quando a centro tavola facevano bella mostra di sè nelle canestre.
TRa le tante poesie ne ho scelto una da sottoporre alla lettura degli amici del gruppo, nella speranza di avere più fortuna con con i versi dialettali che con gli articoli di cultura e politica, anche se gli uni e gli altri sono faccE della stessa medaglia del mio amore profondo per il territorio
LE CCERASA

Me ricordo ca mbacci no vaddone
nc'era no bello père re ceraso
co l'asti fatte a rota fino nterra.
A giugno co lo vverde re le fronne
migliara re curalli ianchi e russi
appisi a scocche a scocche pe na festa
lucìano a lo sole ca zennava
r'arèto a no tempone re ienestre.
Mamma, na vesta a fiuri, a campagnola,
co no panari mmano e co n'ancino
cuglìa stu bello frutto re stagione:
cuglìa e lo panaro se inchìa.
Io co na maglia ianca e na paglietta
me mbruscenava mbacci na canestra.
Le ccerasa chiù grosse ca virìa
a forma re sciucquagli me mettìa.
(tratta da: Giuseppe Liuccio. Chesta è la terra mia! . Galzerano editore)



Figliu miu

Figliu miu,
quannu t' ricu quacche cosa
è p' t' ra nu cunsigliu.
Oi, lu core miu s'è strintu
cum' a nu pannu turceniatu;
l'uocchi se so cunsumati
re lagreme;
nu' scorre' cchiù sangu
int'a le bbene.
Tuttu chestu pecché tu
nun hai capitu
quantu t' vogliu bbene.                                          
                (Anonimo)

Figlio mio (traduzione di Gilda)

Figlio mio
quando ti dico qualcosa
è per consigliarti.
Oggi il mio cuore si è contratto
come un panno strizzato;
gli occhi si son consunti
per le lacrime;
non scorre più sangue
nelle mie vene.
Tutto ciò perché
non hai capito
quanto è grande
il mio amore per te.
     

domenica 19 febbraio 2012

L'ANGOLO DELLA POESIA


Ponte sul fiume Calore




La poesia di Domenico Voso








Dal ponte sul Calore

Limpide lacrime del cielo,
Chiare gocce di rugiada
Stillate tra gli anfratti
Delle nevere del Cervati,

Gorgogliando sgorgano
E diventano torrenti
Che seguendo sinuosi meandri
Lambiscono antiche tane di briganti.

Sembrano poi placarsi
Su ghiaiose e piane spiagge,
Ma il salto le attende:

Riprende fragoroso il fremito
E d'improvviso frantumate nell'aria
Precipitano sfavillanti gocciole e
Spumeggiando schizzano
E rombano impazienti a valle...

Bramano il mare
E tutto scorre dice il loro andare.
                             Domenico Voso


Pioggia

 La poesia di Roberta Petraglia
                                                    







Uno spettro di ore questo giorno uggioso,  
gocce, gli istanti , distillati dalle nubi.... 
una caraffa di pioggia sospesa
ed una conca di terra già umida....
Genova, come sei grigia... hai d'ardesia 
pure il cielo! 
 Sopraciglio di ponente di un occhio mediterraneo...

sabato 18 febbraio 2012

L'angolo della poesia

Poesie di Enzo Foglia                                                                                                                                                                

 Girovagando
 
Buia la strada d’inverno mentre la pioggia cadendo forma pozze d’argento.
Graffi nell’aria; colma di voci incorniciate da impasti di passi veloci e bagnati.
Nell’ombra, luci offuscate di lampioni sfasciati formano ombre con strascichi grigi.
Fradicio l’asfalto disegna riflessi striscianti,
rapidi scivolano via…fino al cielo, cupo e cattivo zeppo d’acqua.
                                                                                     Enzo Foglia


Appeso

Io gamba di legno è contando stelle che pareti discendo,
di carta il mio scudo, dalla nebbia che acceca fuggo.

Io gamba di legno, di pezze vestito e appeso tra il bianco, lacrime non ho,
ma come sabbia rilascio impronte.

Io gamba di legno da un chiodo a un altro salto,
talvolta dondolo;
disegnato il sorriso, ma senza fili sogno e con gambe lunghe su prati fioriti corro.
                                                                                                              Enzo Foglia

Illusione di un incontro

Di foglia e di sale è il tuo sguardo.
Negli occhi conservi parole, gesti spezzati.

Tu sei come una terra che nessuno ha detto mai,
sei come l'onda, eternamente in fuga,
sei le voci del mondo, le cose che non passano mai.

Sei affanno profondo e la sera che sazia.       
                                         Enzo Foglia

Ancora

Nella soffitta della mia anima
ho inciampato nel tuo ricordo.
Mi ritrovo nudo
come la prima volta che
ho toccato il tuo morbido corpo.
                             Enzo Foglia


venerdì 17 febbraio 2012

Lettera all'amministrazione comunale ed ai cittadini di Piaggine

Caro Sindaco A.Ciniello, gentilissimi: vicesindaco P.Rizzo; assessori P. Nigro, N. De Lisa, G. Musto;consiglieri del comune di Piaggine vicepresidente V. Marra della C.M Calore salernitano, gentili amici di Piaggine,
Permettetemi di fare alcune riflessioni e delle proposte relative all'argomento gestione rifugio in località Pianolle di Piaggine.
Ritengo che la proposta attualmente approvata dall'amministrazione comunale penalizzi  il comune di Piaggine (già in deficit) poiché:


1) le spese per la sistemazione del rifugio supereranno le esigue entrate;
2)essendo stati presentati di recente dal comune dei progetti per lo sviluppo turistico del monte Cervati, non c'è nessuna fretta e non è il caso di ipotecare il futuro del rifugio per nove anni;
3)non è giusto affidare a privati esterni un bene pubblico che può essere utile alla comunità di Piaggine.
Propongo, in considerazione anche  del fatto che gli idraulici forestali di Piaggine
  rischiano di perdere il posto, di invitare il presidente della C.M. Calore salernitano, gli idraulici forestali di Piaggine, tutte le associazioni di Piaggine, tutti i ristoratori e gli albergatori di Piaggine
e di fare una riunione unica al fine di trovare , noi Piagginesi, una soluzione utile per gli operatori di Piaggine, senza aspettare che altri ci tolgano " le castagne dal fuoco".
Se non si dovesse trovare un accordo si potrebbe anche decidere di far sistemare il rifugio dagli operai forestali con pochissime spese e successivamente darlo in gestione ad un prezzo più conveniente e per un minor numero di anni.
Chiedo ai lettori di non strumentalizzare a fini politici questo mio intervento e di fare a loro volta proposte utili.
Saluto tutti caramente, fiduciosa in una fattiva collaborazione.
                                                                          Gilda Petrone

giovedì 16 febbraio 2012

Voci suoni e colori del Parco del Cilento di G. Liuccio

PARCOSCENICO: VOCI SUONI E COLORI DEL PARCO DEL CILENTO IN OCCASIONE DEL FESTIVAL DELLA NATURA. LETARGO INVECE AI LATTAR

Parcoscenico: l'angolo di Liuccio
Parcoscenico: l'angolo di Liuccio

Si apre il 18 di questo mese il Festival della Natura. E' promosso da un gruppo di comuni cilentani con Stio capofila. E proprio a Stio prendono il via le manifestazioni del prossimo weekend che prevedono canti popolari, assaggi di specialità del territorio e mostre dell'artigianato tipico cilentano. Domenica, con inizio alle 19,30, è previsto un concerto di Katia Ricciarelli. Un vero e proprio evento per le zone interne del Cilento. Meritano un plauso Paola De Roberto e Maria Rosaria Trama che ne sono le organizzatrici. L'evento recupera ed esalta il grande patrimonio ambientale del Parco Nazionale, a cui fa riferimento il pezzo che scrissi qualche tempo fa ma che è sempre attuale e per questo lo ripropongo.

 Il Cilento è uno straordinario palcoscenico, dove da millenni uomo e natura, geografia e storia danno spettacolo prismatico di voci e suoni, colori e profumi nell'alternarsi cangiante delle stagioni. Basta accendere le luci della ribalta e la recita parte da sola: bella, ricca, varia, coinvolgente, entusiasmante. E sì, perchè i boschi dei monti con le sterminate faggete delle alture, i lecceti di media montagna, i castagneti delle falde a ridosso e a corona dei paesi accendono i riflettori del sole che filtra a lamine d'oro tra il fitto fogliame e rifrange luce su frutti e fiori del sottobosco e, se sbrigliati dalla brezza o squassati dalle raffiche impetuose di venti di tempesta, a seconda delle stagioni, fremono di vita e danno voce al fluire dei secoli: E narrano storie di legnaioli e carbonai alle prese con il pane stento in tutte le stagioni, di briganti al riparo dei covi a continua minaccia di giustizia sommaria, protettivi e generosi con i deboli, spietati con i potenti e gli arroganti, di pastori a guardia di armenti alla pastura brada di giorno e all'addiaccio gelido a custodia di stazzi di notte con la sola compagnia dell'alito caldo del cane amico e con la incerta coperta del tabarro di panno ruvido, di migrazioni bibliche lungo i tratturi della transumanza verso i pascoli della pianura ad animare poveri commerci di cagliati, lana di fresca tosatura e capretti ed agnelli belanti al sacrificio annunziato, ad illudersi al fiorire di nuovi amori; di artigiani alle prese con il miracolo di trasformare tronchi in botti e tini, rami in sporte, cesti e panieri e, all'occorrenza, in cucchiai da cogliere tome e ricotte fumanti di siero; di recenti escursionisti appassionati di trekking alla scoperta di paesaggi da brividi di piacere su cocuzzoli a volo d'abisso, a fremere di emozioni profonde alla visione di pianori di lavanda in fiore o di tappeti rosa/viola di ciclamini a festonare fossati umidicci o al riso odoroso delle fragoline a pigmentare di sangue le verdi barriere delle felci o alla mite vanità dei funghi che s'incappellano alle radici della macchia o delle castagne pigmentate, pulcini lustri a fuga dalla cova del riccio a spine d'oro un pò brunito. E sono concerti i canti della fauna che piroetta a slarghi azzurri d'infinito ed ha la maestà dell'aquila reale e del falco pellegrino o pigola alle nidiate dei passeracei o ulula con la fame del lupo a falcate soffici sulle nevi d'inverno e si muove con i passi felpati della volpe a caccia di pollai e grumisce con i cinghiali a devastazione di coltivi, ma incanta anche con la coda di champagne degli scoiattoli o incuriosisce nel letargo pacioso dei ghiri.

Ed è musica il corso di fiumi e torrenti che caracollano a valle,s'inabissano e riemergono nei brevi tragitti carsici o si caricano di sali nelle grave e nelle grotte nel ventre nero della terra per esplodere con la gloria della luce nei capricci  delle risorgive a cesellare stupende sculture di stalattiti e stalagmiti a materializzare cupole di chiese o minareti di moschee, scintillano in effimeri coralli d'argento a rompere e superare con fragore barriere di pietre levigate  nei secoli e la musica rotola e si frantuma sotto ponti umbratili o in pozze lacustri regno di eserciti di trote sguscianti a gara d'arditezza vanesia nei colori cangianti o di lontre a timida fuoriuscita dalla tana lipposa.

Oh, la bellezza sconosciuta della mia terra! Oh, la forza travolgente delle emozioni di una natura immacolata nella sua verginità! Oh, la ricchezza da immettere con intelligenza nei circuiti del ricco mercato dell'ecoturismo se solo si avesse la sensibilità di attivare una promozione tesa ad esaltare flora e fauna di un territorio che espone con generosità e naturale disinvoltura i suoi tesori!

E non sono i soli, perchè sul territorio del Parco è vissuto e vive l'uomo,che, con fertile inventiva azionata dal bisogno,ha  vangato, sarchiato, piantato, potato una flora per dare vita ad una agricoltura di sussistenza contando non sulla meccanizzazione, che ha toccato da pochi decenni e solo in parte il mondo dei nostri campi, ma sugli animali da soma, il nobile cavallo, il mulo testardo, l'asino paziente o sui buoi adusi al giogo dell'aratura e al triglio della pisatura. Straordinarie pagine della povera epopea della civiltà contadina!!!

Ma dicevo della necessità di immettere tutto questo mondo ricco di emozioni e straordinario di sorprese nel circuito virtuoso dei mercati. Sarebbe compito primario del Parco, se si liberasse dalle asfittiche pastoie della burocrazia e dalle defaticanti trattative della brutta politica, e sbrigliasse la fantasia a costruire progetti a mettere in cantiere iniziative con le scuole per percorsi didattici capaci di stimolare i nostri ragazzi ad ascoltare le voci degli alberi e degli animali, con i contadini per rimettere in circolo vecchie colture diversamente destinate alla estinzione, con gli artigiani per esaltare  quel che resta del miracolo della creatività delle mani. Il Parco è una miniera dove attingere a piene mani. Il Parco ha voci e suoni. Basta saperne cogliere le emozioni per chi lo abita e per chi lo visita e lo scopre e ne rimane affascinato e ci torna. Il Parco ha colori, profumi e sapori capaci di stimolare tutti e cinque i sensi. Basta accendere una telecamera ed uno spettacolo straordinario e coinvolgente va in  video e in rete con effetti straordinari di ritorno di immagine e di fruizione. Nella pur giovane storia del Parco ce n'è traccia esaltante e feconda. Basta impegnare qualche ora e rivedere una o più registrazioni della fortunata trasmissione de "Il Parco delle meraviglie"A questo mira IL FESTIVAL DELLA NATURA, che va salutato con soddisfazione. Ma proprio per questo ritengo che sia un autentico SCANDALO e un DELITTO AMBIENTALE consentire che su questo territorio si autorizzi una DISCARICA o Polo Ecologico come viene burocraticamente definito, per indorare la pillola (ma la sostanza non cambia) che ne oltraggia e ferisce la BELLEZZA. Mentre scrivo mi giunge notizia che ci sarebbe un ripensamento e che il progetto verrebbe ritirato .Mi auguro che la notizia corrisponda al vero. Sarebbe un atto sensato.

P.S: Nel mentre alcuni sindaci dei paesi del zone interne del Parco del Cilento si attivano per dare visibilità all'enorme patrimonio ambientale del territorio e monetizzarlo in chiave turistica con visite guidate lungo sentieri di penetrazione dal mare ai monti, "dal corallo al faggio", registriamo, in negativo, il quasi totale letargo della "governance" del Parco dei Lattari con l'acquiescenza e la latitanza dei comuni che ricadono nell'area protetta e che sono, tutti, terrazze di bellezza da visibilio spalancate sui mari dei Miti e della Storia, da Ravello,ad Amalfi, a Positano, ad Agerola, al Faito, che caracolla, quest'ultimo, sulle acque di Vico Equense, Sorrento e Capri. Forse amministratori ed imprenditori farebbero bene a pensare che non si può vivere a lungo solo di rendita e che anche il loro Parco dei Lattari, per il quale bisognerebbe fare una coraggiosa battaglia per trasformarlo da "regionale"  a "nazionale", è un raro patrimonio "verde/blu", fatto di fondali marini e di pianori di montagna lungo "sentieri" che non a caso sono chiamati "degli dei"

 Giuseppe Liuccio

lunedì 13 febbraio 2012

L'angolo della poesia



LA POESIA, la grande poesia è arte, arte che trasmette sentimenti e suscita emozioni e.. quali grandi  sentimenti traspaiono da queste poesie in vernacolo di Liuccio, il nostro poeta cilentano!
Tutte cantano il sentimento universale dell'amore con sfaccettature e risvolti diversi: dall'amore evanescente, impalpabile che sembra sfuggire e negarsi , ma che è "festa", gioia; all'amore passione potente, reale, terreno( Lo sango me vuddia inta le vene) che si appaga e trova pace solo con la presenza della donna amata in cui sembra perdersi ed annullarsi.